In Argentina, ma un po’ in tutto il Sudamerica, quasi nessuno viene chiamato con il nome con cui i genitori hanno deciso di registrarlo...

In Argentina, ma un po’ in tutto il Sudamerica, quasi nessuno viene chiamato con il nome con cui i genitori hanno deciso di registrarlo all’anagrafe. Da quelle parti alla gente piace  – e parecchio, pure- affibbiare soprannomi come se non ci fosse un domani. Sono soprannomi che raccontano la personalità dell’interessato, che ne disegnano tratti fisici, che ricordano la storia della famiglia. C’è chi il soprannome se lo porta dietro dalla nascita, per qualche episodio particolare. Chi se lo vede affibbiare negli anni dell’adolescenza, magari in strada, la migliore palestra di vita. E chi ancora ne vede nascere uno, o più di uno, sul campo di calcio, magari per qualche caratteristica tecnica o fisica o per qualche movimento particolare.

Ma non si sfugge alla poesia del soprannome. Quelli più belli sono una vera e propria forma d’arte, un piccolo capolavoro che diventa un marchio di fabbrica e si accompagna alle carriere più fortunate. E noi, ovviamente, non potevamo non subirne il fascino. Per adesso abbiamo raccolto quelli più belli di giocatori del recente passato, quelli che ci hanno rubato il cuore. Qualcuno di questi è ancora in attività, per essere onesti, ma con gli anni migliori della carriera alle spalle, per cui ci siamo sentiti in dovere di infilarli comunque in questa classifica.

Ecco dunque a voi quelli che secondo noi sono i dieci soprannomi più emozionanti del calcio sudamericano

La Brujita – Juan Sebastian Veron

Juan Sebastian Veron per tutti è sempre stato la “Brujita”. Soprannome che non deriva da caratteristiche fisiche o tecniche bensì ereditato naturalmente dal padre, anch’egli calciatore e idolo dell’Estudiantes, che veniva chiamato la Bruja, ovvero la strega.

El Piojo – Claudio Lopez

Il pidocchio. Un insetto piccolo, fastidioso, imprendibile. Proprio come era Claudio Javier Lopez per le difese avversarie. L’attaccante che ha conosciuto le sue stagioni migliori tra Racing, Valencia e Lazio ha avuto questo soprannome fin da bambino quando il suo fisico piccolo e minuto gli consentiva già di sgusciare via agli avversari più dotati fisicamente. Raramente un soprannome ha descritto meglio le caratteristiche di un giocatore.

El Mudo – Juan Roman Riquelme

Soprannome non così infrequente nella terra delle Pampas, solitamente affibbiato a giocatori taciturni, dall’indole solitaria e schiva. Così era anche Juan Roman Riquelme, che in campo raramente proferiva verbo ma lasciava che a parlare fossero i suoi piedi. Ecco il suo destro oltre che parlare, cantava e portava la croce.

El Cholo – Diego Pablo Simeone

Uno dei soprannomi più belli e affascinanti al tempo stesso in quanto racchiude in sè un senso storico profondo. Il nomignolo Cholo deriva infatti dal termine azteco Xoloitzcuintli , letteralmente un miscuglio di razze, ed è il soprannome con cui è sempre stato conosciuto Diego Pablo Simeone, ex centrocampista di Pisa, Inter e Lazio nel nostro campionato. Ora allena ed è tra i migliori d’Europa ma rimane in ogni caso, per tutti, il Cholo.

El Payaso –  Pablo Aimar

Il pagliaccio. Figura irriverente, scherzosa ma dotata di un estro e fantasia fuori dal comune. E’ proprio la descrizione di Pablo Aimar, fantasista proveniente dalla provincia di Cordoba. Conosciuto anche come El Mago per via delle sue giocate imprevedibili Aimar ha giocato in Argentina con il River prima di sbarcare in Europa e vestire le maglie di Valencia, Real Saragoza e Benfica. Più bello che efficace ma con un soprannome cinque stelle extralusso.

El Chino – Alvaro Recoba

Ci spostiamo in Uruguay, precisamente a Montevideo. Qui il 17 Marzo 1976 nasce un bambino con dei tratti distintivi abbastanza caratteristici. Ha gli occhi a mandorla e possiede i tratti del volto simili in tutto e per tutto a quelli orientali. Si chiama Alvaro Recoba e di lì a qualche anno sarà per tutti il Chino Recoba, destinato con il suo sinistro al fulmicotone, a mietere parecchie vittime. Se vi piace il calcio romantico non potete non amarlo.

El Matador – Marcelo Salas

Questa volta ci spostiamo in Cile, a Temuco, ancora oggi uno degli ultimi avamposti della cultura Mapuche a resistere. Qui è nato nel 74 Marcelo Salas, giocatore e attaccante straordinario ammirato anche in Italia con le casacche di Lazio e Juventus. Approdato in Argentina al River ha iniziato subito a mettersi in mostra, segnando ed elargendo inchini dopo ogni goal. Come il matador nel recinto dell’arena, dopo aver matato il toro, così Marcelo dopo aver trafitto le sue vittime. Indimenticabile.

El Valdanito – Hernan Crespo

Hernan Crespo, l ‘attaccante che ha incantato l’italia calcistica a cavallo tra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, deve il suo soprannome alla somiglianza fisica con Jorge Valdano. El Valdanito, il piccolo Valdano, è il nome con cui viene infatti ribattezzato fin dalla più tenera età e sarà anche quello che lo accompagnerà per tutta la sua carriera da calciatore.

El Jardinero – Julio Ricardo Cruz

Il giardiniere, Julio Ricardo Cruz. Come nasce il suo soprannome? Bè non c’è modo migliore che farcelo spiegare direttamente da lui : “Eravamo 3-4 giocatori degli Allievi. Alla fine dell’allenamento ci mettevamo sempre a giocare vicino a un tagliaerba, per divertimento. Qualcuno l’ha visto e dopo il gol contro il Boca Juniors, quando tutti hanno iniziato a chiedersi ‘Chi è quel ragazzino?’, hanno cominciato a chiamarmi cosi».

El pibe de oro – Diego Armando Maradona

Il ragazzo d’oro. Non c’è bisogno di dirvi di chi stiamo parlando, dal momento che conoscete anche i soprannomi dei magazzinieri del Penarol figuriamoci del calciatore più forte al mondo. Chiamato così fin da ragazzo in quanto con i piedi faceva ciò che più gli aggradava.

Gli animali – El Raton, El Burrito, El Mono, El Conejo

Un soprannome molto diffuso in Argentina è quello che fa riferimento ad un animale. Caratteristiche fisiche, tratti somatici o modo di muoversi son tutti motivi per cui al calciatore in questione possa venire appioppato un soprannome animalesco. Così Ayala, difensore argentino,è stato per tutti el Raton, il topo. Ariel Ortega, il Maradona dei poveri, è diventato il Burrito, ovvero l’asinello, da quando giocava per strada tra la polvere e i ciottoli. Burgos, il vice fidato del Cholo Simeone, con cui non prenderemmo questioni per nessuna ragione al mondo, è chiamato el Mono, la scimmia. Gli incisivi prominenti da lagomorfo sono invece il motivo per cui Javier Saviola è stato sempre ribattezzato El conejo.