Serie A: i Top e i Flop della 7a giornata
Blog Ottobre 5, 2015 delinquentidelpallone
Giornata movimentata la settima di serie A, prima di una settimana di sosta per le nazionali che accogliamo con lo stesso entusiasmo con cui Papa Francesco accoglierebbe una bestemmia al microfono durante l’Angelus. Fiorentina che vola da sola in testa alla classifica, Napoli che abbatte il Milan a San Siro facendo sprofondare il povero Mihajlovic nella depressione più nera, Juve e Roma che provano a rilanciarsi: insomma, c’è un pochino di tutto nel bilancio della giornata appena trascorsa.
Andiamo quindi a vedere i buoni e i cattivi di questa giornata.
TOP
Gervinho
A poche settimane dall’inizio del campionato lo avevano praticamente venduto, sbolognato al paradiso dorato del calcio degli emiri, quello di petrodollari, spalti pieni di gente in tunica e campi al 90% di sabbia. Insomma., a poche settimane dall’inizio del campionato, Gervinho era praticamente un ex giocatore condannato all’ultima passerella della carriera.
E invece, un po’ per le richieste strampalate dell’ivoriano, un po’ per il probabile dietrofront di Rudi Garcia, il Tendina è rimasto a Roma, e ieri ha dimostrato perchè si è meritato la fiducia dell’allenatore francese che in lui tanto crede: due gol, uno dei quali straordinario, con inclusi i complimenti del quarto uomo. Quando non si perde nei suoi piedi e nella sua corsa, Gervinho può essere un’arma importante, specie in questo campionato. Chissà come sarebbe andata se gli avessero dato quel diavolo di jet privato!
Lo show del Napoli di Sarri
Ieri sera qualcuno, nelle interviste postpartita, gli ha chiesto addirittura se il Napoli potesse fare il triplete quest’anno. Maurizio Sarri si è messo a ridere, imbarazzato, ricordando ai giornalisti che, qualche settimana fa, gli chiedevano se si sentiva traballante dopo l’avvio stentato in campionato. Un personaggio meraviglioso, genuino, vero, lontano dal calcio che siamo abituati a conoscere. E anche un gran Maestro di pallone, perchè, dopo aver capito che il Napoli con il 4-3-3 sarebbe andato meglio, ha abbandonato le sue convinzioni e ha saputo cambiare.
Bè, il risultato è uno spettacolo: ieri sera gli azzurri hanno ammutolito e fatto bestemmiare tutto San Siro: Higuain e soprattutto uno scatenato Insigne (che vogliamo, insieme a Saponara, perno dell’Italia a Euro 2016, non facciamo scherzi) sono usciti tra gli applausi di tutto lo stadio, o almeno dei pochi coraggiosi che non erano già andati a prendere la macchina al trentesimo della ripresa. Viva Sarri, viva il calcio di provincia.
Borja Valero, professione Padrone
Se la Fiorentina è in testa da sola, oltre che di Paulo Sousa, il merito è del professore che presidia il centrocampo viola, atteggiandosi a padrone. Quando lo vedi scendere in campo, non gli daresti una lira. Fisico da lanciatore di mode, culo basso, sguardo da cagnolino. Poi, prende in mano le redini del centrocampo e fa sparire la palla, facendola ricomparire qualche metro più in là, molto spesso lanciando qualche compagno in porta.
Stiamo parlando, ovviamente, di Borja Valero Iglesias, che ha in mano le chiavi del centrocampo della Fiorentina. Tocca un mare di palloni ogni partita, al limite della molestia, vede spazi che solo lui conosce, detta i ritmi dell’attacco, accelera e rallenta a suo piacimento. Insomma, fa quello che più gli aggrada. Se poi segna pure, Dario Nardella, sindaco di Firenze, può anche farsi da parte.
La prima vittoria del Carpi
Lo sapevamo, ne eravamo certi. Dopo aver cacciato Castori, che aveva dovuto combattere con un calendario ai limiti dell’impossibile, alla prima partita in panchina Sannino pesca il jolly, vince contro il Torino e si porta a casa i primi 3 punti della storia del Carpi in serie A, passando pure per eroe. Immaginiamo la sequela di santi in colonna che sarà partita da casa Castori.
I biancorossi, comunque, sono una squadra tutt’altro che malvagia. Nel buio pesto dei bassifondi della classifica possono lottare per salvarsi, senza paura. Considerato che Bologna e Frosinone sembrano destinate a una mestissima retrocessione a febbraio, il Carpi se la può giocare con un paio di squadre che potrebbero prendere l’annata storta e incepparsi (Udinese e Verona su tutte). Con un Borriello così, poi, tutto è possibile.
Big Mac e Totò, cannonieri eterni
Empoli-Sassuolo ha avanzato la sua prepotente candidatura al titolo di “partita più brutta dell’anno”. Eppure, alla fine, i toscani padroni di casa sono usciti vittoriosi dalla contesa, in maniera meritata visto che il Sassuolo aveva manifestato una pochezza offensiva ai limiti dell’imbarazzo. Alla fine, però, è sbucato il capoccione di Massimo Maccarone, cuore di capitano, che dopo una partita gagliardissima, ha regalato pure la vittoria all’Empoli. Bucaniere di provincia, leggenda.
Altra partita, altro stadio. Colantuono rischia il colpaccio, con una partita delle sue. 10 uomini dietro la linea della palla per quasi tutta la partita, atteggiamento rinunciatario e tante preghiere al Padreterno. E poi, su un lancio a casaccio di Danilo, ci pensa Totò Di Natale in mischia, con la capoccia spaccata da una zuccata presa contro De Maio, a segnare il gol del vantaggio. Questo segnerà fino a 40 anni, che campione. Il piano malvagio di Colantuono è stato poi rovinato da una scellerata entrata a piedi uniti di Danilo in area di rigore, ma questa è un’altra storia.
FLOP
Il crollo del Milan
Non c’è niente di più triste che vedere i tuoi tifosi andare via a 15 minuti dalla fine della partita perchè hanno già visto troppo, è domenica sera e domani si lavora, e tu, in campo, gli hai anche avvelenato gli ultimi sprazzi del weekend. La prestazione di ieri sera del Milan è ai limiti dello sconcertante. La difesa fa acqua da tutte le parti (non aiuta il fatto che Sinisa ha già schierato 15 formazioni diverse da inizio anno) e in attacco non c’è un’idea precisa di gioco, anzi, in realtà non c’è un’idea precisa di niente, per essere puntigliosi.
Le colpe sono da dividere un po’ tra tutti, a partire da una società che ha speso valanghe di milioni senza rinforzare effettivamente la squadra, una rosa numerosa ma piena di doppioni e giocatori non funzionali al progetto, una guida tecnica confusa, calciatori spaesati in campo. Insomma, la luce in fondo al tunnel è ben lontana. Sinisa, prima o poi, scapoccia fortissimo.
La deriva narcisistica di Paul Pogba
Ok, ieri alla fine è andata bene, e, dopo lo spavento iniziale, la Juve è riuscita a domare la resistenza del Bologna (resistenza forte come quella di bisteccone Galeazzi davanti a un piatto di pastasciutta, va detto). Ma nel centrocampo della Juve c’è un ragazzo con la numero 10 che sta facendo innalzare all’inverosimile il numero di ingiurie al cielo dei tifosi bianconeri. Paul Pogba è sprofondato nel più bieco narcisismo, non riesce più a toccare un pallone senza tentare il numero ad effetto, il dribbling memorabile o il colpo da freestyle.
Insomma, il bel giocatore che deliziava la platea sembra essersi trasformato in un Denilson più alto e con la cresta. Se Pogba non ritrova immediatamente la concretezza (forse con Khedira e Marchisio potrebbe succedere) per i tifosi della Vecchia Signora si prospetta una lunga, lunghissima stagione.
Il Palermo di Iachini a rischio
Prima della partita con la Roma, il presidentissimo Zamparini aveva dichiarato che Beppe Iachini era assolutamente al sicuro, che il risultato con i giallorossi non avrebbe influito sulla solidità della sua panchina. Noi, nel dubbio, appena sentita la dichiarazione a Sky Sport 24, abbiamo documentato il tutto filmandolo, certi che ci sarebbe tornata utile il prima possibile.
Il Palermo, dopo un buon avvio, sembra essersi decisamente piantato, e l’assenza di un centravanti di ruolo, fino all’ingresso in campo di Gilardino (ci erano mancate da morire le sue proteste su ogni fuorigioco di 6 metri) si era fatta sentire parecchio. Non sappiamo se davvero, come dice lui, Zamparini è cambiato. Ma ci sentiamo di dire a Beppe Iachini, con tutto il cuore, di resistere.
Il gol divorato da Correa
Se c’è una cosa che ci piace della Sampdoria di Walter Zenga, è il coraggio con cui manda in campo i giovani. Ieri, per esempio, ha buttato nella mischia addirittura un classe 1998, Pedro Pereira, che ha fatto pure una partita da signore. Ecco, un altro di quei giovani è Joaquin Correa, che, peraltro, noi riteniamo essere davvero molto forte.
Solo che ieri l’argentino si è mangiato il gol dell’anno. A tu per tu con Handanovic, dopo averlo superato tirandogli sotto le gambe (era già difficile sbagliare quello, in effetti), si è ritrovato da solo. Lui, il pallone, 7 metri di porta spalancata. Ed è riuscito, colpendola con il malleolo, a tirarla a lato di un paio di metri. Alla fine la Samp è comunque riuscita a portare a casa un punticino dalla sfida contro l’Inter, ma l’errore di Correa poteva costare carissimo. Anzi, sarà già costato qualche anno di dannazione ai tifosi blucerchiati.
Massimo Ferrero, emmobbastaveramenteperò
Ok, siamo stati tra i primi a cavalcarne le gesta. Il giorno della sua presentazione come presidente della Samp ci siamo dichiarati esaltati e pronti a narrarne le imprese. Dopo un anno e mezzo, però, ci sentiamo di dire che il personaggio Massimo Ferrero sta iniziando a stancare. Ieri, dopo la partita con l’Inter ha parlato di “rapina a mano armata” e di Sampdoria che “avrebbe dovuto vincere per 11-1”.
Va bene la simpatia, vanno bene i siparietti in tribuna e in tv, va bene un po’ di sana goliardia che non fa mai male e della quale abbiamo riso (e rideremo) anche noi. Però, forse, il troppo storpia per davvero…