Sandro Tovalieri vanta una carriera calcistica degna di tutto rispetto. Sono i numeri a dirlo: 48 reti gonfiate su 150 partite in serie A,...

Sandro Tovalieri vanta una carriera calcistica degna di tutto rispetto. Sono i numeri a dirlo: 48 reti gonfiate su 150 partite in serie A, 144 goal fatti su 451 presenze tra i professionisti. Queste cifre bastano e avanzano per giustificare il soprannome che gli è stato assegnato durante la sua grande carriera: Il Cobra.

Di pelli il cobra ne ha cambiate diverse, ma le avventure più belle il centravanti di Pomezia le ha vissute con le casacche a tinte bianco-rosse, ovvero quella del Bari e quella del Perugia.

Forse, però, in fondo, a Tovalieri non è mai importato più di tanto il colore di una maglia. Il Cobra, infatti, non ha mai avuto una vera e propria tana, dato che ha girovagato in lungo e largo per l’Italia, al pari di un rettile in cerca del sole. Arezzo, Pescara, Reggio Emilia, Avellino, Ancona, Cagliari, Genova, Perugia, Terni, Bergamo fino a raggiungere finalmente la «sponda sud», Bari. Correva l’anno 1992.

Finalmente il Cobra trova la sua giusta fonte di calore: l’affetto della curva Nord. La città pugliese si rivelerà il grande amore del Cobra. Così, ben presto, entrerà – a suon di goal – nel cuore dei tifosi del San Nicola. Dopo tre lunghe stagioni (e più di ottanta goal siglati in maglia bianco-rossa, 17 in una sola stagione in A, suo record personale), Tovalieri decide di passare a Bergamo. Ma la città orobica, si sa, non ha un clima adatto a quello di un cobra. L’affetto dei tifosi non si fa mancare, certo, ma Tovalieri sembra aver perso lo smalto della stagione precedente. Anche l’efficacia del suo veleno sembra aver perso di consistenza. Così, al termine della stagione (quella 1995-1996), Tovalieri avrà segnato solamente 6 reti in 30 partite. Poca roba per un cecchino come lui. Molto meglio la stagione successiva. Con la maglia del Cagliari, dopo una breve parentesi a Reggio Emilia, realizzerà 12 reti in 23 partite.

Sarà il sole della Sardegna, ancora una volta, a riscaldare nella maniera più adeguata il cuore del Cobra. A Cagliari, però, nonostante una media goal da urlo, Tovalieri va incontro a una cocente delusione, forse la più grande di tutta la sua carriera calcistica. I goal di Sandro stavolta non basteranno a salvare il Cagliari dalla Serie B, nonostante un compagno d’assalto da urlo (Roberto Muzzi) e la guida saggia di un superbo allenatore (Carletto Mazzone).

Quindicesimo posto, spareggio a Napoli contro il Piacenza, amara retrocessione. Nel match, non basterà il goal di Tovalieri (che accorcia le distanze a seguito di una sberla di Pasquale Luiso e di uno sfortunato autogoal di Daniele Berretta) a rimettere sui binari giusti i sardi. Non servirà nemmeno il rigore parato da Giorgione Sterchele a Fabian Valtolina. Finirà 3-1 per il Napoli, con le lacrime amare del Cobra, nell’afa opprimente della città campana.

Nella stagione 1998-1999 Tovalieri è a Genova. Ma si tratterà di una breve parentesi. Finirà la stagione in serie B, in forza al  Perugia di Ilario Castagner. Il Cobra sarà uno dei grandi protagonisti della serie cadetta (e con gli umbri realizzerà 10 reti in 25 partite, una media goal da urlo).

Nel suo animo, del resto, c’è grande voglia di rivincita. Tovalieri trascinerà i grifoni verso una miracolosa rimonta nei confronti del Torino, raggiungendo – proprio all’ultima giornata – i granata a quota 62 punti; ciò vuol dire quarto posto a pari merito. Termina il campionato e ancora una volta, per Sandro, sarà uno spareggio a decidere le sorti della stagione. Nel campo neutro del Giglio di Reggio Emilia si disputa lo scontro diretto con il Torino: c’è in palio la promozione in A. I tempi regolamentari, però, non basteranno a decretare un vincitore: dopo 120 minuti di gioco il risultato sarà di 1-1. Al goal siglato da Tovalieri nel primo tempo risponde infatti, nella ripresa, il bomber granata Marco Ferrante. Saranno i rigori a decretare il vincitore del match.

Nei piedi del Cobra c’è il tiro decisivo, quello che vale una stagione. Non poteva essere altrimenti, era giusto che quel tiro toccasse a uno come lui: fiero, infaticabile, generoso bomber. Sguardo assassino. Rincorsa che pare infinita. Mira all’angolino basso. Gran tuffo da gatto di Luca Bucci… Per un attimo un brivido assassino percorre la ruvida pelle del Cobra. Poi un boato. La palla che si infila nel sacco. È Rete. È promozione. Gioia infinita: Perugia in Serie A. Castagner si infortuna al polpaccio durante i festeggiamenti, Materazzi (sì, proprio lui, quello che alzerà la coppa del mondo al cielo berlinese) scoppia in un incredibile pianto di gioia. Il Cobra, con il suo morso mortale, colpisce ancora.

Nella stagione successiva sarà a Terni, in serie B. Pochi goal e poche emozioni. Tovalieri terminerà la carriera agonistica in C1, con la maglia della Reggiana. Ma uno come Sandro, si sa, non riesce a vivere, se non di calcio. Per questo (nemmeno il tempo di mettere le scarpe al chiodo) Sandro si dirige senza esitazioni a Coverciano, dove si procura il tesserino da allenatore.

Tovalieri oggi allena le giovanili della Roma, dove calcisticamente è cresciuto. E, proprio per dare l’esempio, ha deciso di scrivere una biografia (Cobra. Vita di un centravanti di strada
), grazie alla quale possiamo scoprire un Tovalieri inedito, vero campione sia dentro che fuori dal campo, capace di trasmettere ai lettori valori come onestà, sacrificio, fedeltà a se stessi, rispetto per la parola data. Princìpi sani, veri, che oggi sembrano ormai essersi smarriti, nei meandri di uno sport sempre più dominato dal prevalere dell’apparire sull’essere.

Istituto Don Bosco, Montecatini Terme – classe I liceo

Prof. Dario Donatini