Raith Rovers, gli scozzesi che sfidarono i grandi
Storie di calcio Settembre 3, 2014 delinquentidelpallone
“They’ll be dancing in the streets of Raith tonight!”
Così Samuel Leitch, commentatore sportivo dell’epoca, urlava ai microfoni della BBC nel 1967 dopo la vittoria dei Raith Rovers contro il Queen of South per 7-2 nella partita decisiva per la promozione in Premier League.
Peccato che nelle strade di Raith non ci potesse essere nessuno a festeggiare quella spumeggiante vittoria, perchè il Raith Rovers è una squadra scozzese della città di Kirkcaldy. Un po’ come se Fabio Caressa urlasse nei microfoni tutta la gioia della città di Atalanta o di Juve Stabia.
Ma non è questa leggendaria gaffe della storia televisiva e dello sport il momento più bello della storia di questa compagine scozzese che oggi milita nella Scottish Championship, il secondo campionato nazionale.
No, ci sono altre due stagioni che scaldarono il cuore dei tifosi di Kirkcaldy, cittadina di 50.000 abitanti sulla costa est della Scozia, famosa per la produzione di linoleum, per aver dato i natali al famoso economista Adam Smith e, si, per la cavalcata europea del Raith Rovers nella stagione 1995-96 in Coppa UEFA.
Questa storia comincia però dalla stagione 1994/95, quando i Rovers militano, come oggi, nella First Division, quella un gradino sotto la Premier.
Quell’anno, guidati dal nordirlandese Jimmy Nicholl, otterranno la promozione nella massima serie, superando di un solo punticino il Dunfermline Athletic. Ma il 1994/95 passa alla storia come l’anno del double. Si, perchè il Raith Rovers si porterà a casa anche la Coppa di Lega scozzese in quella stagione, battendo il Celtic in finale.
Se nasci a Kirkcaldy, e decidi di tifare la locale squadra di calcio, ci sono forse delle certezze che ti porterai dietro fino alla morte. Una di queste è l’incrollabile fedeltà che manterrai nei riguardi dei tuoi colori, l’altra è che probabilmente, a meno di sconvolgimenti e allineamenti fortunati di pianeti, non festeggerai nulla più che una promozione in Premier ogni paio d’anni, visto che la tua squadra sembra aver fatto l’abbonamento al cosiddetto ascensore, un continuo saliscendi tra la prima e la seconda serie del calcio scozzese.
Eppure, no, quell’anno è diverso. Quell’anno anche a Kirckaldy si può fare festa. L’avventura in League Cup era iniziata con un 5-0 in trasferta al Ross County al secondo turno, poi al terzo turno il Kilmarnock, squadra di Premier, in casa allo Stark’s Park di Kirkcaldy. Pirotecnico 3-2 per i Rovers e si vola al turno successivo. I quarti di finale sono in programma al McDiarmid Park di Perth, tana del St.Johnstone. Il Raith Rovers passa, anche qui, per 2-1 e si qualifica per le semifinali. Sognare inizia a diventare legittimo, ma non ci crediamo poi troppo.
Certo, l’accoppiamento di semifinale è benevolo, perchè ai Rovers tocca l’Airdrieonians, altra squadra di First Division, e non il leggendario Celtic, che invece è impegnato contro l’Aberdeen. Raith Rovers-Airdrieonians si gioca, ancora, a Perth, stavolta in campo neutro. I Rovers sono senza il loro portiere titolare, Scott Thomson, che si è fatto male durante una partita di campionato. Allora tra i pali ci va un diciassettenne, Brian Potter. Che quel giorno fa l’esordio assoluto fra i professionisti. La partita finisce 2-2, si va ai supplementari, poi ai rigori. Indovinate chi para l’unico rigore della serie? Si, proprio lui, il piccolo Potter, che fa volare i Rovers in finale di League Cup.
E’ il 26 Novembre del 1994, e ad Ibrox sta per scriversi la storia. Il Raith Rovers potrebbe anche essere semplicemente felice di essere lì, a giocarsi un trofeo che mai ha vinto nella sua storia. La sua bacheca, anzi, è miseramente vuota. L’ultima volta che erano stati in finale correva l’anno 1948, e, sinceramente era un altro calcio. Era un altro calcio anche l’ultima volta che i Rovers giocarono la finale di Coppa di Scozia, visto che si parla della stagione 1912-13. Si, ancora doveva scoppiare la Prima Guerra Mondiale.
Con queste premesse, appare facile immaginare come quel giorno di Novembre, ad Ibrox, i Rovers stessero per recitare il ruolo di vittima sacrificale. Anche perchè l’avversario era ovviamente il Celtic, chi altri se no? 45.834 anime sugli spalti, in maggioranza biancoverdi, ansiosi di sollevare l’ennesima coppa, per giunta nel tempio degli odiati rivali dei Rangers.
Dopo i primi minuti dominati dai Celtic, a sorpresa a passare in vantaggio sono proprio i Rovers, al minuto numero 19. Calcio d’angolo, la difesa biancoverde respinge al limite dell’area, Stephen Crawford vince un rimpallo, poi un’altro, poi dalla mischia esce vincitore e spara un destro a pelo d’erba che il portiere non può parare. Gol. 1-0 per il Raith.
Poi, però, l’Universo sembra voler tornare al proprio posto, sembra voler rimettere tutto in ordine. Il Celtic ribalta il match, prima pareggiando e poi trovando il gol del 2-1 all’84’ con Nicholas. I Rovers sembrano in ginocchio, i cattolici di Glasgow devono solo aspettare 6 minuti per alzare la Coppa al cielo. Sembra proprio l’ennesima storia senza il lieto fine, la solita favola che ci illude per poi lasciarci con in mano solo le nostre lacrime. E invece no.
I Rovers si buttano con tutta la forza che hanno in corpo all’attacco, e all’86’ i loro sforzi vengono incredibilmente ed immediatamente ripagati. Tiro di Dair, dalla distanza. Debole, troppo debole, ora Marshall la blocca. E invece no, Marshall fa la cosa che i portieri non dovrebbero mai fare su tiri di questo tipo: respingere piano e centrale. E infatti, su quel pallone si avventa Gordon Dalziel, come se fosse l’ultimo pallone della sua vita. Lo impatta di testa, e pareggia il match. Si va ai supplementari, e poi ancora ai rigori.
Ultimo rigore, decisivo. Sul dischetto il capitano del Celtic, Paul McStay. Il portiere dei Rovers, Thomson, intuisce e para. Para. Para! Il Raith Rovers ha vinto la League Cup, potremmo quasi dire che l’ha sfangata, e, l’anno prossimo, avrà un’occasione che capita poche volte nella vita: potrà giocare in Europa, in Coppa UEFA.
Così il 1995 è l’anno della Premier League, ma è anche e soprattutto l’anno in cui Kirkcaldy sbarca in Europa. I primi avversari, quelli del turno preliminare, arrivano dalle Far Oer, sono gli amici del Gotu Ittroterfelag. Una volta superate le comprensibili difficoltà fonetiche, i Rovers chiudono il discorso qualificazione nell’andata in casa. 4-0, e Jason Dair entra nei libri di storia segnando il primo gol europeo della storia della squadra.
La trasferta alle Far Oer può dunque trasformarsi in gita (anche se ci sono almeno 100 destinazioni che sceglieremmo prima delle Far Oer per una gita) e i Rovers non devono far altro che attendere il nome del prossimo avversario. Ah, come erano belli i tempi in cui le Coppe Europee erano subito ad eliminazione diretta…
La sorte è ancora una volta benevola: dall’urna escono i campioni d’Islanda dell’Akranes. Vittoria casalinga allo Stark’s Park per 3-1, poi si lotta e resiste in Islanda perdendo solo per 1-0. Si può avanzare al prossimo turno.
Ecco, il sorteggio del secondo turno è un pochino meno benevolo: una volta aperto quel maledetto bigliettino, viene fuori il nome del Bayern Monaco. Il Bayern di Oliver Kahn, di Jurgen Klinsmann, di Lothar Mattheus e Jean Pierre Papin.
Allo Stark’s Park non si può giocare, troppi i biglietti richiesti. Allora si improvvisa un trasloco, si va a giocare ad Edimburgo, a Easter Road, casa dell’Hibernian. Il Raith Rovers non gioca più solo per se stesso, gioca per tutta la Scozia e per tutti quelli che, ogni volta che Davide incontra Golia, tifano per Davide. Quelli come noi, per esempio.
Klinsmann porta in vantaggio i bavaresi dopo soli 6 minuti di gioco, facendo presagire una probabile ecatombe, un punteggio rotondo. In doppia cifra, magari. Invece i Rovers si riorganizzano, resistono, lottano su ogni pallone come vorrebbe ognuno dei tifosi che assiepano le tribune. Kahn deve anche fare un miracolo per evitare che Cameron firmi l’1-1. Poi, piano piano, il Raith si spegne e Klinsmann può anche firmare la doppietta che fissa il risultato sul 2-0 finale.Il ritorno a Monaco era oramai una formalità, un allenamento per i bavaresi. Invece, dopo pochi minuti di gioco, una punizione di Danny Lennon si insacca alle spalle del portiere. Il Raith Rovers è in vantaggio all’Olympiastadion, dove oltre mille tifosi scozzesi assistono increduli allo storico evento. Siamo ad un gol dai supplementari. Ad inizio secondo tempo, sul piede di Rougier capita una palla gol facilissima per il raddoppio, una di quelle che devi solo toccare e poi correre ad esultare verso i suoi tifosi.
La sbaglia, incredibilmente, ed è come se in quel momento tutto il castello dei Rovers crollasse. Il Bayern va a vincere 2-1 quella partita e scrive, brutalmente, la parola fine sulla prima -e unica- pagina europea del Raith. Qualche tempo dopo, quando il Bayern avrà portato a casa quella coppa Uefa, dominandola, parlerà di questa partita all’Olympiastadion come la più dura che avessero affrontato durante la competizione.
Il Raith Rovers, oggi, è una squadra come un’altra. L’ultima volta che si sono segnalati sulle pagine nazionali fu quando, nel 2004, Claude Anelka (fratello di Nicolas) si sedette sulla loro panchina. A caro prezzo, perchè si, fu Anelka stesso ad offrire 300.000 sterline agli scozzesi per diventare il loro nuovo allenatore. Esperimento riuscito fino ad un certo punto, con un solo pareggio e sette sconfitte ad ornare questa bislacca avventura.
They’ll be dancing in the street of Raith.
Valerio Nicastro
twitter: @valerionicastro