La panchina di Zdenek Zeman è nuovamente a rischio. Il boemo si è seduto da poche settimane su quella del Lugano e ha già...

La panchina di Zdenek Zeman è nuovamente a rischio. Il boemo si è seduto da poche settimane su quella del Lugano e ha già perso tre delle quattro partite che ha giocato con la sua squadra. Ieri, i suoi ragazzi hanno preso 6 gol dal Grasshoppers.

Come sempre, ogni volta, si scatena il dibattito su Zeman. Il calcio del boemo più che calcio è filosofia. Anzi, un’ideologia. Perchè nonostante gli anni resta sempre uguale, non cambia di una virgola. Perchè Zdenek Zeman crede che sia giusto così. E non è disposto a cambiare le sue idee in funzione del risultato. Perchè, come ribadisce lui, il risultato è casuale, la prestazione no.

A Zdenek Zeman non importano i fallimenti. Importa solo rimanere coerente con se stesso. Anche a costo di inanellare esoneri su esoneri. Il suo è un calcio che non conosce compromessi. O con lui o contro di lui. E’ difficile trovare qualcuno disposto ad argomentare in maniera fluente sul calcio di Zeman. O ti fa innamorare o ti fa storcere il naso. Ed è forse quello che vuole lui, in fondo.  Perchè Zdenek Zeman non cede un millimetro. Non gli importano le critiche, non gli importano i risultati negativi. Chi prende Zeman sulla sua panchina sa che deve avere pazienza, abbracciare un sistema e delle idee. Che possono piacere o non piacere. Convincere o non convincere. Non ci sono mezze misure. Non ci sono mai state.

E’ un calcio che nel 2015 è forse diventato prevedibile. Ma è un modo di vedere il calcio, il suo modo. E’ un calcio che per riuscire ha bisogno di dedizione totale alla causa da parte degli interpreti. E’ un calcio che se funziona, gira a meraviglia, incanta, lascia il segno. Basta guardare il suo ultimo Pescara delle meraviglie, una delle cose più belle viste negli ultimi anni in Italia su un prato verde. E allo stesso modo è un calcio che se non funziona diventa una manna per gli avversari, che si infilano nelle maglie larghissime della sua difesa come coltelli nel burro. Lui resta imperturbabile, con lo sguardo di ghiaccio, a vedere i suoi sistemi crollare sotto i colpi del calcio moderno. Eppure qualcuno che si innamora di lui lo troverà sempre. E’ magnetico, è inspiegabile. Razionalmente, avrebbe dovuto essere fuori dal giro del calcio che conta, eppure è sempre lì. Ogni anno, qualcuno che si innamora del calcio di Zdenek Zeman c’è sempre.

Staremo a vedere cosa succederà. A lui, di sicuro, non importerà più di tanto. Come sempre, resterà imperturbabile. Come sempre continuerà a credere nelle sue idee, fin quando resterà ancora solo un ultimo fedelissimo disposto a credere nelle sue idee. O con lui o contro di lui.

Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire.