Il calcio è un gioco di uomini. E gli uomini, lo sappiamo, sono in balia della fortuna, dei venti, dei mari tempestosi. Fortune, venti...

Il calcio è un gioco di uomini. E gli uomini, lo sappiamo, sono in balia della fortuna, dei venti, dei mari tempestosi. Fortune, venti e mari tempestosi che contribuiscono a scrivere le storie degli uomini di calcio. Marinai che, per un’onda o una tempesta, per un accadimento piuttosto che un altro, vedono le loro carriere sballottate su e giù per gli oceani del pallone.

Basta poco, molto poco. Così come le fortune possono portarti sull’Olimpo, con la maglia della Nazionale addosso, le grandi che si contendono il tuo cartellino e un destino che sembra fatto su misura per te, così possono riportarti negli abissi della provincia, a lottare per ogni singolo pallone, a cercare di salvare la tua squadra dall’incubo della retrocessione, a inseguire avversari sempre più forti di te. E’ questione di avvenimenti e di mari tempestosi, è tutto qui: è una storia di marinai e bucanieri. E’ la storia di Massimo Maccarone, che nella sua carriera, di quei mari, ne ha visti parecchi.

Una storia che parte da Galliate e da un ragazzino che di calcio non ne guarda e ne gioca mai abbastanza. E quando vivi e respiri di calcio, se ci sai fare, qualcuno che ti nota arriva quasi sempre. E’ il Milan a portare sui campi veri quel ragazzino che sognava di diventare un calciatore di serie A. Succede quando Massimo di anni ne ha 13 e una carriera luminosa davanti. Però, da Galliate a Milanello c’è sempre della strada da fare, e Massimo deve fare dei sacrifici, deve prendere ogni giorno un treno e poi due autobus per tornare a casa distrutto. Ma sono sacrifici che è ben lieto di fare.

In estate, poi, i genitori vogliono fargli fare qualche lavoretto, per insegnargli il valore della fatica e dei soldi guadagnati con il proprio impegno. Nell’estate del 1994 lo mandano a fare il garzone di bottega da un fruttivendolo del posto. Durerà poco, perchè in quell’estate ci sono i mondiali americani, e il quindicenne Maccarone di voglia di districarsi tra mele, fragole e banane non ne ha poi tanta. Preferisce guardare le gesta di Roberto Baggio e sognare di diventare un giorno come lui. Con tanti ringraziamenti al pur gentile fruttivendolo, che non può fare altro che mandarlo a casa, a finire di vederli in santa pace, quei benedetti mondiali.

Il Milan lo guarda crescere, e lo guarda crescere gente del calibro di Sacchi e Capello, che intuisce tutte le potenzialità del ragazzo. Si trova a suo agio come prima punta, ma sa svariare su tutto il fronte d’attacco senza perdere la sua pericolosità. Adesso, deve solo maturare. E, negli anni ’90, si maturava andando a battagliare sui campi di provincia della serie C. Quei campi, per Massimo Maccarone, saranno Modena, Prato, Varese e poi ancora Prato, dove arriverà l’esplosione definitiva: 20 gol in 28 partite e finale dei playoff di C2, con sconfitta. Il nome di Maccarone arriva sulle mappe del calcio che conta, e, sul finire del millennio, il suo approdo tra i grandi è davvero solo questione di tempo.

Nel 2000, infatti, arriva l’Empoli, dalla serie B, a bussare alla porta di Maccarone. Saranno due anni fantastici, a fare coppia con Totò Di Natale. 16 reti il primo anno, 10 il secondo, con promozione dei toscani in serie A. E la stagione 2001/02 è quella della definitiva affermazione di Massimo Maccarone. Perchè quella serie B, in quegli anni, era una sorta di A2. Basta pensare che la classifica cannonieri, quell’anno, la vince Lulù Oliveira, con la maglia del Como dominatore del campionato. Nella primavera del 2002, per Big Mac arriva anche la consacrazione. L’attaccante dell’Empoli sta giocando l’amichevole tra Italia e Inghilterra under 21. E la sta letteralmente dominando quella gara. Nell’intervallo del match, il telefonino di Claudio Gentile, all’epoca ct degli azzurrini, squilla. E’ Giovanni Trapattoni, allenatore dell’Italia dei grandi. “Ascolta, Claudio, quel ragazzo con il numero 9 non farlo entrare nel secondo tempo. Serve a me, che Bobo Vieri non sta benissimo“.

Così qualche giorno dopo Massimo Maccarone può assaporare l’ebbrezza dell’esordio in Nazionale, uno dei pochi privilegiati ad averlo fatto arrivando dalla serie B. E, in quella sera a Elland Road, a Leeds, si procura anche un rigore, trasformato poi dall’aeroplanino Montella. E’ il momento più bello della sua carriera, e le porte del successo sembrano spalancarsi davanti a lui. Per un po’ accarezza addirittura il sogno di andare a giocare il mondiale nippocoreano, con Inzaghi in condizioni fisiche precarie; ma l’attacco atomico della nazionale del Trap può anche fare a meno di lui.

In Inghilterra, però, intanto, si è fatto qualche estimatore. Un paio di anni prima, il Milan, che aveva avuto l’opportunità di riscattarne il cartellino alle buste, lo aveva lasciato andare, non senza qualche rimpianto. Lui se la lega al dito, sa che sfonderà e che tornerà a far pagare caro quell’errore ai rossoneri. Una vicenda che lo ha segnato, che lo ha indurito. Quando arriva l’offerta del Middlesbrough, non ci pensa su due volte. “Tra Empoli e l’Inghilterra scelgo i soldi dell’Inghilterra“. E la proposta diventa realtà, Big Mac sbarca sull’isola di sua Maestrà. Il Boro lo paga quasi 13 milioni di euro, è l’acquisto più caro della storia del club. Le aspettative sono enormi.

E’ qui che Massimo, grazie al cognome troppo difficile per gli inglesi e alla loro naturale tendenza a regalare soprannomi, diventa per sempre Big Mac. Steve McLaren non nasconde il suo entusiasmo: “Abbiamo acquistato il calciatore italiano che più assomiglia a Del Piero Gioca meravigliosamente bene: ha un gran potenziale e potrà farci crescere.”

In fin dei conti la prima stagione in Inghilterra non sarà neppure male. Da quelle parti, un altro italiano lo avevano già ammirato e amato: si tratta ovviamente di Penna Bianca, Fabrizio Ravanelli. 15 gol per Maccarone, nella prima stagione, e Football League Cup in bacheca. Però qualcosa non va. Si fa male, poi McLaren lo dirotta spesso sulla fascia. Big Mac non fa storie, può stare anche lì, anche se perde molta della sua pericolosità, anche se vorrebbe vederla più da vicino la porta. Nel 2004 arriva l’opportunità di tornare, almeno in prestito, in Italia. Lo vuole Silvio Baldini, il suo mentore ad Empoli, per il suo nuovo Parma.

Maccarone accetta, proprio all’ultimo giorno di mercato, solo grazie a una cospicua riduzione dell’ingaggio. Troppo forte la voglia di dimostrare che non è stato solo una meteora, che è ancora un giocatore in grado di fare la differenza. Baldini, però, a Parma dura poco, e Maccarone deve fare ancora una volta i bagagli, destinazione Siena, per un girone in prestito. Dopo di che, deve tornare in Inghilterra, a Middlesbrough. Ma ormai, lì, ci sono Jimmy Floyd Hasselbaink e Mark Viduka, mica due pellegrini. Eppure con 5 gol in Coppa Uefa Big Mac si rende utile comunque. Il Boro arriva in finale e viene sconfitto solo dal Siviglia. E’ una beffa atroce. E’ l’ultimo atto con la maglia del Middlesbrough.

Quei mari di cui parlavamo, si sono fatti troppo tempestosi. Le burrasche sempre più forti, le fortune sempre più in balia delle onde. Il 2007 è l’anno più importante della carriera di Massimo Maccarone. Quando, ormai maturo, capisce che la carriera del predestinato, quella del ragazzo dal futuro luminoso è ormai un lontano ricordo. Adesso, alla soglia dei 30 anni, da compiere da lì a qualche anno, è tempo di rituffarsi nella battaglia. Salire sul ponte di comando, guardare il mare in burrasca e affrontarlo di petto, onda dopo onda. Il trasferimento a Siena, nell’estate del 2007, segna l’inizio della seconda vita di Massimo Maccarone.

Si prende il Siena sulle spalle e lo trascina a tre storiche salvezze consecutive. E’ una vera e propria furia in campo. E’ il leader tecnico ed emotivo della squadra, sa essere pericoloso e sa segnare in tutti i modi. Accentrandosi da sinistra a destra e facendo arrivare una sassata a filo d’erba o una pennellata nel sette (si, alla Del Piero), partendo dal centro, battagliando in area, di rapina, scattando in contropiede e fulminando in velocità l’intera difesa avversaria. Massimo Maccarone non è ancora finito, e ci tiene a farlo sapere a tutti. Solo l’amara retrocessione del Siena al termine della stagione 2009/10 mette la parola fine alla storia tra la città toscana e il bomber dal cranio lucido.

Ha ancora molto da dare al calcio italiano, Big Mac. Palermo e Sampdoria, esperienze che però non si possono più paragonare agli anni d’oro di Siena. L’età avanza implacabile, la concorrenza aumenta, le difficoltà pure. I mari si stanno facendo nuovamente tempestosi. Fino a che, nella finestra di mercato del gennaio del 2012, arriva un’altra sfida di quelle alle quali non si può rinunciare. Arriva da un luogo dell’anima di Massimo Maccarone, arriva da Empoli. E quando c’è il cuore di mezzo, le energie possono ritornare improvvisamente. Solo che, ad Empoli, non è che ci sia calma piatta. La squadra naviga nei bassifondi della B, il rischio di retrocessione è reale. Serve un capitano coraggioso per riportare la squadra in un porto sicuro.

E Massimo Maccarone non delude neanche questa volta. L’Empoli riesce a rimettersi in carreggiata e ad acchiappare quantomeno il playout. La doppia sfida con il Vicenza deciderà chi se ne andrà in Lega Pro. L’andata finisce 0-0, così all’Empoli basta un pareggio per portare a casa la salvezza. Il 9 giugno del 2012, al termine di una stagione estenuante, si decide tutto. Solo che il Vicenza si porta addirittura sul 2-0, facendo calare la notte più cupa sul Castellani. La Lega Pro è ormai un baratro sul quale l’Empoli sta praticamente già ballando. Con la forza della disperazione, però, Tavano e Mchelidze pareggiano i conti e spingono il Vicenza, su quel baratro. A quattro minuti dal novantesimo, però, il Vicenza ha un calcio di rigore per riportarsi in vantaggio. Paolucci si fa incredibilmente ipnotizzare dal portiere empolese Dossena, che respinge. E, al quarto minuto di recupero, Big Mac decide che è giunto il momento di salire in cattedra. Si invola in contropiede e realizza il gol del definitivo 3-2, che suggella la salvezza. La missione è compiuta.

L’anno successivo, i 15 gol di Maccarone contribuiscono alla promozione dell’Empoli di Maurizio Sarri. E oggi, ancora oggi, ci sono mari tempestosi, burrasche e oceani da solcare. Oggi, la missione di Massimo Maccarone è quella di portare in salvo il vascello dell’Empoli nella bufera della Serie A, ancora una volta. Non è facile, d’altronde salvarsi e portare a casa la pellaccia non lo è mai. Ma lui è lì, su quel vascello, sul ponte di comando. La barba ispida e grigia del lupo di mare che ne ha viste tante, lo sguardo e il portamento fiero di chi non teme il pericolo, una fascia di capitano al braccio: il bucaniere Maccarone è pronto a sfidare il destino e le tempeste per far sventolare ancora al vento la sua bandiera.

Valerio Nicastro
twitter: @valerionicastro