Più che un modello di calcio o una filosofia calcistica, il Cholismo è davvero una filosofia di vita. Perchè non è detto che le massime...

Più che un modello di calcio o una filosofia calcistica, il Cholismo è davvero una filosofia di vita. Perchè non è detto che le massime di questa semireligione debbano restare confinate sul terreno di gioco. Che, in fondo, i comandamenti con cui Diego Pablo Simeone ha costruito il suo Atletico, sono un po’ quelli cui noi ci ispiriamo e ricalcano per bene quella visione del calcio che ci fa dannare l’anima. Che, diciamocelo, il gioco messo in mostra dall’Atletico non è niente di così innovativo, dal punto di vista tattico. E’ quello che c’è sotto a renderlo speciale.

1. Soffrire, soffrire, soffrire

Nel calcio, e nella vita, se sei abituato a soffrire, hai una marcia in più. Quelli vincenti, belli, che si guardano allo specchio, non sempre vanno lontano. Alla prima difficoltà, rischiano di sciogliersi, vanno nel panico, si autodistruggono. Noi che sappiamo soffrire invece, e che della sofferenza ci alimentiamo, proviamo quasi piacere a soffrire, perchè poi, quando tocca a noi dare il colpo, sarà ancora più bello. Come ieri, quando, soffrendo e si, tutto sommato delinquendo per 70 e passa minuti, il gol è arrivato: sporco, brutto, quasi casuale. Eppure, 3 punti in classifica. Le vittorie che adoriamo, insomma.

2. Lavorare, sempre e comunque

L’etica del lavoro è parte integrante del Cholismo: ne è il mattone principale, quello senza il quale non si reggerebbe l’intera baracca. “Si se cree y se trabaja, se puede“. Se ci si crede e si lavora, si può. Una frase che andrebbe appesa a caratteri cubitali dentro tutti gli spogliatoi del mondo, anche e soprattutto in quelli di quelle squadre piene di giocatori di talento che fanno i capricci e che non sono disposti a sudare neanche una goccia in più del proprio sudore. Se non hai intenzione di dannarti l’anima per questa maglia, noi non vogliamo neanche più conoscerti.


3. Il gruppo, sopra ogni cosa

Già, il gruppo. Perchè, andando a leggere i nomi di quelli che hanno fatto l’impresa l’anno scorso, rischiando di fare un clamoroso doblete, di campioni veri e propri ce n’erano poco. Quest’anno, il cambio Diego Costa-Mandzukic, in termini di qualità del singolo, avrebbe dovuto far perdere altro talento ai Colchoneros. Eppure sono sempre lì. Ognuno disposto a sacrificarsi per i compagni, a correre per loro, a recuperare ai loro errori. Perchè uno può anche essere fortissimo, ma in 11, se remiamo tutti dalla stessa parte, siamo tutta un’altra cosa.

4. Ogni partita come fosse l’ultima

Ogni partita, ma anche ogni pallone, ogni minuto, ogni contrasto. Mai tirare indietro la gamba, categoricamente vietato. Mai scappare da una situazione di pericolo, mai. Non lasciare mai solo il compagno. Crederci fino alla fine, sia che siamo sotto 3-0 sia che stiamo vincendo 5-0. Ecco perchè spesso vedrete Diego Simeone continuare a incitare, fomentare, esaltare i suoi e soprattutto il pubblico, in qualsiasi situazione di punteggio. Non esistono partite chiuse, non si possono lanciare segnali di abbandono. E il condottiero è sempre il primo a dimostrarlo.


5. Somos el equipo del pueblo

E forse, di questi tempi, è tutto qui, il Cholismo. Quel pueblo, quella gente che deve farsi un mazzo così per sopravvivere, che se solo pensa alle ingiustizie di questo mondo si ingastrisce, che deve combattere anche e soprattutto per la sopravvivenza quotidiana. Quel popolo che di facile non ha mai avuto niente nella sua vita, e sul terreno di gioco non vuole vedere delle fighette con il cerchietto e i capelli ingellati, ma sporchi turchi con una barba incolta lanciarsi su ogni pallone con gli occhi spiritati e un urlo da gladiatori. Perchè il popolo, allo stadio, vuole tifare eroi che siano esattamente come lui: gente che deve dare il 100% per andare avanti, contro qualcosa di più grande, forte, grosso.

Ecco perchè il Cholismo ci piace. Perchè è ben altro che un semplice modo di vedere il calcio. E’ la vita come piace a noi.

Valerio Nicastro
twitter: @valerionicastro