


Mancano 90 minuti al termine della stagione, e mancano soprattutto ancora due biglietti da staccare per la prossima Champions League, un verdetto che non entra negli almanacchi ma che di questi tempi può valere come e più di un trofeo.
Le due squadre nerazzurre sono già tranquille e sicure del loro posto tra le big; l’Inter ha festeggiato lo scudetto, l’Atalanta ha fatto ancora una volta una grande impresa, qualificandosi per il terzo anno di fila in una coppa che in tanti vedono come un’utopia.
Sono rimaste in corsa in tre, per due posti, come quando si giocava -anche se i più giovani probabilmente non sapranno nemmeno di cosa stiamo parlando – al gioco delle sedie. La musica finirà, e qualcuno rimarrà in piedi.
Napoli e Milan sono padroni del loro destino, e non dovranno dipendere da altri per conoscere il loro futuro. Ma c’è una differenza di non poco conto: la squadra di Gattuso arriva con il vento in poppa dopo la partita di Firenze, e di fronte si troverà soltanto il Verona, per una partita tutto sommato normale. Il Milan, invece, dopo il pareggio di ieri sera a San Siro, a Bergamo non si troverà di fronte soltanto l’Atalanta, ma anche i propri fantasmi, quelli che ieri hanno fatto tremare le gambe ai rossoneri e gli hanno fatto mancare il match point.
Se la Juventus vincerà in casa del Bologna, il Milan avrà a disposizione un solo risultato, la vittoria a Bergamo.
Ed è curioso, forse una prova del destino o del fato, che il teatro di questa partita da dentro o fuori sia proprio Bergamo, quello stesso stadio in cui il 22 dicembre del 2019 la squadra rossonera venne travolta 5-0 da quella di Gasperini. Da quel giorno, dopo la reazione a quel capitombolo, il Milan si risollevò, fece un finale di stagione da incorniciare e si lanciò per un’altra annata che però, adesso, deve essere certificata almeno dal quarto posto per passare alla storia.
In un certo senso, il destino ha messo la penna tra le mani del Milan, per chiudere il cerchio proprio lì dove tutto era cominciato.