Ogni volta che nel calcio si sente parlare di grossissime cifre in ballo, e con il passaggio di Neymar dal Barcellona al PSG ne abbiamo avuto un recentissimo esempio, inevitabilmente si scatenano dibattiti sul fatto se sia etico o meno spendere certe somme per un calciatore.
Anche all’interno del mondo del calcio stesso non tutti la pensano alla stessa maniera, ad esempio il nuovo Ds della Roma Monchi ieri si è detto spaventato riguardo alla nuova china che sta prendendo il mercato del pallone.
“L’ operazione milionaria per Neymar mi mette disagio e paura. In un momento in cui la gente non arriva alla fine del mese”, queste le parole dichiarate ieri dall’ex Ds del Siviglia che non è certo l’unico a pensarla in questa maniera.
Indipendentemente da tutto, dal fatto che sia giusto o meno che i calciatori vengano pagati certe cifre, è abbastanza oggettivo che la loro posizione, almeno quella dei calciatori professionisti delle serie superiori, sia piuttosto privilegiata se raffrontata a quella della gente comune.
Consapevole di questo fatto Juan Mata, calciatore che milita nel Manchester United, ha voluto lanciare la sua proposta per tentare di cambiare dall’interno il mondo del calcio. Di che cosa si tratta?
In parole povere Mata vorrebbe che venisse destinato l’1% dello stipendio di ogni calciatore che decida di far parte di questo progetto in opere benefiche. Attraverso un’associazione, la StreetFootballWorld, Mata sta dando vita ad un progetto di nome Common Goal, obiettivo comune, con l’intento di aiutare le persone che si trovano in difficoltà in vari paesi del mondo.
L’associazione infatti è già attiva in più di 80 paesi e l’intento del centrocampista spagnolo è quello di formare una squadra iniziale di 11 giocatori che diano vita a questa iniziativa per poi coinvolgere sempre più gente legata al mondo del calcio, non necessariamente calciatori.
“Ogni volta che un calciatore firma per una squadra l’1% del suo salario verrà devoluto direttamente in opere di beneficenza, fino a che ciò diventerà una cosa normale fatta dalla totalità dei giocatori e nessuno si domanderà più cosa sia quell’1% di donazione.
Il calcio, collettivamente, porta con se una responsabilità anche a livello sociale e sarebbe bello che parte dei proventi che vengono ricavati da esso vengano utilizzati a scopo benefico. Se lo si fa da soli diventa molto difficile ma se riusciamo ad unire molte persone potrebbe diventare la normalità, è quello che mi auguro“.
Questi soldi verrebbero quindi convogliati in un fondo comune che verrebbe utilizzato per realizzare opere benefiche anche non strettamente correlate al calcio (si parla anche di costruzioni di scuole e strutture sanitarie).
L’idea di Mata, ambiziosa e sicuramente molto lodevole, a molti è sembrata utopistica e di difficile attuazione nel mondo del calcio. Voi cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti.