Dalla notte che mi avvolge nera come la fossa dell’inferno, rendo grazie a qualunque Dio ci sia, per la mia anima invincibile. La morsa...

Dalla notte che mi avvolge nera come la fossa dell’inferno, rendo grazie a qualunque Dio ci sia, per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi non m’ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte, non s’è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d’ira e di lacrime si staglia solo l’orrore della fine, ma in faccia agli anni che minacciano sono e sarò sempre imperturbato.
Non importa quanto angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza, sono il padrone del mio destino il capitano della mia anima.

Invictus, William Ernest Henley
Ci sono delle parole che pronunciamo con troppa leggerezza. A volte non ci rendiamo conto quanto voglia dire e quanto possa significare una semplice fascia elastica di cotone indossata sul braccio. Ecco, Mario Yepes invece sembra averlo capito. Sembra aver capito che mettere quella fascia sul braccio sinistro, quando indossa la maglia della Colombia, significa essere il rappresentante di quel popolo su quel rettangolo verde. Mario Yepes è il capitano nel senso più autentico della parola.

Avessimo solo un quarto, ma che dico, un decimo, dell’abnegazione e della dedizione alla causa che ci mette Mario Yepes quando guida la difesa della Colombia, forse nulla sarebbe impossibile, anche nella vita. L’abnegazione di uno che vive quei 90′ come se fossero la cosa più importante dell’intero universo, l’unica cosa che conti davvero in questa palla impazzita che rotola a milioni di chilometri orari nella galassia.

Mario Yepes ha mostrato al mondo cosa significa essere capitano. Cosa significa guidare una nazione, mica una linea difensiva. Cosa vuol dire portare sulle spalle la responsabilità di un popolo. Ha spiegato al mondo intero cosa voglia dire essere colombiani. Per questo Mario Yepes non è solo un capitano coraggioso. E’ un condottiero. Per questo noi Mario Yepes lo vorremmo sempre dalla nostra parte, non importa quale sia la battaglia, non importa quale sia il nemico, non importa quanto dura sia l’impresa da compiere. Con uno come Mario Yepes al nostro fianco, dare l’anima non è un problema. Con uno come Mario Yepes al nostro fianco, dare l’anima è un obbligo.

Sarà che noi lo vediamo giocare in Italia con la maglia dell’Atalanta, manco sempre a dire il vero, e ci viene da chiederci: come mai questo gioca a Bergamo? Con tutto il rispetto per la Dea, sia chiaro. Ma questo sta guidando una delle difese meno battute del Mondiale, da eroe. Se uno spettatore si svegliasse oggi da un coma decennale, potrebbe serenamente ed onestamente pensare che Mario Yepes è un top 3 del suo ruolo, oggi. Eppure, lo sappiamo tutti che in Italia di professione fa l’onesto mestierante. Ma, quando indossa la maglia dei Cafeteros e la fascia di Capitano, Mario Yepes si trasforma. E forse è questo il segreto, il bello del calcio e quello che ci fa venire i brividi. Che una fascia di capitano non ti faccia tremare le gambe, anzi ti porti energie che non credevi di avere. E’ per questo che il calcio non è solo uno sport. Guai a voi se lo pensate.

L’abbiamo detto più volte, il calcio è epica. L’epos del calcio è la storia degli uomini che su quel rettangolo verde ci scendono, a giocare o a combattere. E guardando Mario Yepes, ci viene in mente che forse lui si, avrebbe potuto essere il protagonista di un romanzo epico, una di quelle storie sulle quali si fondano le nazioni. Uno di quegli eroi ai quali dedichiamo da secoli storie, libri, film, canzoni, statue, piazze, vie, stadi. Si, Mario Yepes con la maglia della Colombia incarna l’epica del calcio.

Valerio Nicastro
twitter: @valerionicastro

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