Per comprendere il legame tra Iago Aspas e il Celta Vigo, un legame d’amore come nel calcio d’oggi ne sono rimasti pochi, bisogna partire...

Per comprendere il legame tra Iago Aspas e il Celta Vigo, un legame d’amore come nel calcio d’oggi ne sono rimasti pochi, bisogna partire da lontano. Dal 6 giugno del 2009, per l’esattezza, il giorno in cui a Vigo capirono che quell’amore andava assolutamente ricambiato. Iago Aspas, quella maglia celestina la amava praticamente dalla nascita.

Per i suoi tifosi, fino a quel pomeriggio di giugno, era solamente uno dei tanti, un talento pronto a uscire dalle giovanili della squadra spagnola, che però, in quel mese di giugno, aveva decisamente altro a cui pensare.

La squadra navigava nei bassifondi della Segunda División, e il match con l’Alaves era un crocevia fondamentale. Non vincere quella partita, quel 6 giugno, avrebbe praticamente assicurato una ignominiosa retrocessione in terza divisione.

Una squadra che, fino a qualche anno prima, aveva giocato Coppa Uefa e Coppa dei Campioni, rischiava di finire nell’anonimato, sul fondo del burrone.

Quel pomeriggio, fino al minuto 80, la partita era rimasta sull0 0-0. Poi, a un certo punto, entra in campo un ragazzino, che fino a quel momento aveva giocato solo con il Celta B, e che con la maglia della prima squadra aveva giocato solamente una partita l’anno prima, quella del suo esordio. Quel giorno, il giovane Iago Aspas è alla sua seconda presenza con la maglia del Celta. Quella partita si trasformerà in una giornata indimenticabile. Per lui e per il Celta Vigo.

All’ottantesimo minuto, il giovane attaccante spagnolo si avventa su un pallone che spiove dalla trequarti e lo insacca in rete di testa, per il vantaggio del Celta. Via la maglia, i compagni gli saltano addosso, lui, a torso nudo, abbraccia un microfono a bordocampo. Pochi minuti dopo, però, l’Alaves pareggia, rendendo vano quel gol. O almeno, così sembra.

Nell’ultimo disperato assalto alla porta dell’Alavés, il primo tentativo del Celta Vigo si infrange sul portiere avversario. Ma quel pallone è destinato a cose più grandi, perché finisce sui piedi di Iago Aspas, che segna il suo secondo gol della partita, il secondo gol in quella stagione e il secondo gol con la maglia del Celta Vigo. Il gol che salva il Celta e che, probabilmente, oggi ci permette di essere qui a raccontare questa storia.

Che, diciamocelo, non è una storia semplice, quanto più un tortuoso e franoso percorso di montagna, che però oggi sembra aver fatto scoprire a Iago Aspas il suo posto nel mondo. Che, per un curioso -ma non troppo- caso del destino, non era nient’altro che il posto da cui era partito. Perché, certe volte, non hai bisogno di andare troppo lontano per trovarlo, il tuo posto nel mondo. Potresti anche esserci già nato.

Il piccolo Iago Aspas, infatti, ci è nato (a Moaña, una ventina di chilometri da Vigo) con la passione per i colori del Celta Vigo. Tanto da essere disposto a mentire sulla sua età, a 8 anni, pur di entrare nelle giovanili della squadra. Prendevano solo quelli che avevano almeno 9 anni, lui si presentò, accompagnato da uno zio complice, fingendo di avere un anno più di quanto dicesse la carta di identità. L’inganno venne smascherato abbastanza presto, ma ormai quel bambino aveva fatto vedere sul campo di meritarsi un posto, otto o nove anni che fossero. Per cui, al Celta decisero di chiudere un occhio e lo presero senza esitare.

Quello che potrebbe sembrare il percorso di un predestinato, però, ci mette un po’ a diventare qualcosa di più. Da quel gol decisivo nel 2009, alla stagione della definitiva consacrazione, passa un po’ di tempo. La stagione decisiva è quella del 2011-12, quella del ritorno del Celta Vigo in Liga, dopo gli anni della Segunda. A contribuire in maniera determinante è proprio Iago Aspas, che segna 25 gol in 38 partite di campionato e mette il suo marchio di fabbrica su quella promozione.

La prima stagione in Liga di Iago Aspas è altalenante. Il ragazzo segna, abbastanza per una squadra che naviga nella seconda metà della classifica, ma mette in mostra anche un carattere molto passionale. Pure troppo. In un incontro caldissimo contro il Deportivo La Coruna, squadra che -diciamo così- non è in ottimi rapporti con il Celta Vigo, lascia ingenuamente la sua squadra in dieci per una testata, o presunta tale, rifilata a Carlos Marchena. Ma, ancora una volta, l’attaccante di Moaña sarà decisivo nel momento del bisogno.

All’ultima giornata, Iago Aspas segna quello che sarà il gol che consentirà al Celta Vigo di rimanere in Liga. Indovinate chi va in Segunda División, al termine di quella folle ultima giornata? Proprio il Deportivo La Coruña: una piccola vendetta consumata da Iago Aspas, che, però, mentre il pubblico del Balaidos fa invasione, abbandona il campo quasi in disparte, in lacrime. In molti non sanno darsi una spiegazione, ma la spiegazione arriverà in estate.

Il Liverpool, infatti, abbagliato dal talento e dai gol dell’attaccante spagnolo, lo porta in Premier League, sborsando 9 milioni di euro, convinto che Iago Aspas possa diventare una pedina importante del rilancio dei Reds. Niente di più sbagliato, perché l’avventura in Inghilterra sarà un vero e proprio disastro. Una ventina di presenze senza mai trovare la via del gol in campionato (solo in FA Cup ci riuscirà), un calciatore che in campo sembra smarrito, il contatto fisico, preponderante nel gioco della Premier League, che sembra diventare un incubo. Iago Aspas soffre, in campo e fuori. Di lui, con la maglia dei Reds, si ricorda solo questa azione. Un calcio d’angolo che potrebbe tranquillamente passare alla storia come il peggiore di tutti i tempi.

E’ letteralmente un pesce fuor d’acqua, e nessuno si stupisce quando, all’inizio della stagione successiva, viene girato in prestito al Siviglia.

Anche quella stagione scivola via nell’anonimato. Il calciatore visto a Vigo è solo un’ombra, un fantasma. Iago Aspas sparisce dal campo, per gli almanacchi vince una Coppa Uefa con la maglia andalusa, ma il Siviglia ovviamente non esercita il diritto di riscatto. Nell’estate del 2015, Iago Aspas è di fronte a un bivio, ma le possibilità non sembrano poi molte. Perché ha 28 anni, non è più una giovane promessa, e non può permettersi di sbagliare un’altra stagione. Ne ha già buttate via due, e a quell’età è un attimo a finire nel dimenticatoio.

C’è solo una soluzione, la più semplice di tutti. Quella che per qualcuno può significare un’umiliazione, ma che per Iago Aspas diventa l’ancora di salvezza, l’opportunità di rinascita. A salvare Iago Aspas dal precipizio arriva ancora una volta il Celta Vigo, l’amore di sempre. Con pochi spiccioli se lo riprende. Il Liverpool è felicissimo di liberarsi, senza troppe perdite, del suo costoso flop. Ora, però, Iago Aspas deve dimostrare di meritarsi quell’affetto e quella fiducia.

Stavolta non è stato lui a essere presente nel momento del bisogno, non è stato lui a salvare il Celta Vigo. E’ stato il Celta Vigo a salvare lui, ma Iago Aspas ci mette poco a trovare un modo per ringraziare la sua squadra. Torna a giocare, torna a convincere. Chiude la prima stagione della sua seconda vita in Galizia con 18 reti, con il Celta che arriva sesto e si qualifica per l’Europa League. Ma è in questa stagione che sembra dare il meglio di sé.

Dimostra di essere ancora in grado di fare la differenza, dimostra di avere colpi a effetto, ma anche freddezza sotto porta. Segna a ripetizione, con l’istinto del bomber sotto porta ma anche con colpi che ti lasciano a bocca aperta. Segna anche i suoi primi gol in Europa, trascinando il Celta ai quarti di finale, dove ora i galiziani se la vedranno con il Genk, avversario abbastanza morbido tra le 8 rimaste in corsa.

Ma, cosa più importante, Iago Aspas sembra oggi aver trovato il suo posto nel mondo. Quando è sbarcato in Inghilterra, non ha mai imparato una parola di inglese, e forse anche quello è stato uno dei problemi che ne hanno determinato il fallimento. Ma, se avesse imparato quelle quattro o cinque parole della lingua di Shakespeare, oggi, probabilmente, Iago Aspas lo avrebbe potuto dire con orgoglio, come fanno in terra di Albione: there’s no place like home.

Valerio Nicastro
twitter: @valerionicastro