Nessuna sconfitta, men che meno nel calcio moderno, dipende da un solo giocatore, da un singolo minuto o da un gesto tecnico giusto o...

Nessuna sconfitta, men che meno nel calcio moderno, dipende da un solo giocatore, da un singolo minuto o da un gesto tecnico giusto o sbagliato.

Sarebbe un ragionamento semplicistico, atto a sminuire tutte le possibili variabili che entrano in gioco nei 90′ di una partita. Vi sono però, alcuni momenti che restano impressi più di altri, che si caricano di significato attraverso le immagini e le reazioni di chi vi assiste: in positivo, possiamo pensare al gol di Iniesta in semifinale contro il Chelsea che ha dato il via all’epopea del Barça, oppure alla spallata di Inzaghi contro il Liverpool ad Atene, mentre nel senso contrario vengono alla mente la mancata spazzata di Evra contro il Bayern Monaco, la caduta di John Terry ai rigori contro lo United in finale di coppa, oppure l’altrettanto sanguinoso scivolone di Gerrard, esattamente 5 anni fa, nella gara decisiva per la Premier League contro il Chelsea.

27 aprile 2014, il Liverpool di Brendan Rodgers è in vetta alla Premier League, trascinato dalle prodezze del trio SSS Suarez-Sterling-Sturridge e dal gioco entusiasmante e offensivo improntato dal tecnico, che pare davvero l’uomo giusto per riportare ad Anfield quel titolo nazionale che manca dal 1990.

In casa dei Reds arriva il Chelsea di José Mourinho, ormai fuori dalla lotta per il titolo, che tra infortunati e giocatori tenuti a riposo in vista della semifinale di Champions League si trova a schierare seconde e terze linee, come il portiere Schwarzer, il 21enne esordiente Kalas, Salah (fa ridere, vero?) e Demba Ba, per un epilogo che sembra scritto.

Sembra, per l’appunto.

Il 4-5-1 messo in campo da Mou rispecchia le intenzioni dei blues, che si barricano all’interno della propria trequarti con ben poco interesse nel provare ad attaccare i padroni di casa. Sin dall’inizio gli scousers attaccano a spron battuto, possesso palla e occasioni create pendono in favore del Liverpool ma, come spesso accade quando si affronta una squadra di Mourinho, tali dati contano poco o niente. E’ la fine del primo tempo, quando Sakho appoggia un pallone apparentemente semplice a capitan Steven Gerrard, la più grande leggenda della storia del Liverpool a non aver mai vinto il titolo nazionale. Succede però che il capitano si allunghi la palla quel tanto che basta per permettere a Demba Ba di andare in pressing, e che nel tentativo di recuperarla cada rovinosamente a terra. Il dramma sportivo, con le sembianze di Ba, corre verso la porta difesa da Mignolet, e gela Anfield con un preciso rasoterra.

La ripresa è ancor più un assedio, ma il 41enne Schwarzer risponde presente a ogni colpo del Liverpool, e nemmeno il subentrato Sturridge, fuori dal 1′ per un problema fisico, riesce a raddrizzare una partita che sembra stregata. Così, nel finale, con la squadra di Rodgers completamente riversata nella trequarti del Chelsea, c’è anche il tempo per il de profundis firmato da Torres e Willian, che con nemmeno troppa foga si avviano indisturbati al 2 contro 0 con Mignolet e mettono la parola fine alla gara.

Il Liverpool poi getterà definitivamente al vento le residue speranze iridate facendosi rimontare 3 gol dal Crystal Palace, e il titolo di Premier League finirà nelle mani del Manchester City. Steven Gerrard ricorderà per sempre quel pomeriggio, quello scivolone che agli occhi di media, tifosi e probabilmente anche ai suoi è costato al Liverpool la vittoria finale. Probabilmente è per questo che lui, più di tutti gli altri, prega e soffre per i Reds che anche oggi si giocano la Premier con il Manchester City, sperando che gli dei del calcio restituiscano al Liverpool quello che gli hanno tolto il 27 aprile 2014.

Alex Campanelli
Twitter: @Campanelli11