Dici Portogallo e pensi ai numeri, ai gol e alle lacrime di CR7. Dici Portogallo e pensi alla delinquenza di Pepe, alle parate di...

Dici Portogallo e pensi ai numeri, ai gol e alle lacrime di CR7. Dici Portogallo e pensi alla delinquenza di Pepe, alle parate di Rui Patricio, agli esterni/eterni incompiuti Nani e Quaresma, all’eclettico Joao Mario. Dici Portogallo e pensi, se non sei un giovanissimo, alla classe di Figo, Rui Costa e Deco, gente che il trofeo dell’Europeo se l’è visto scivolare via dalle mani a causa della funesta testata di Charisteas, 12 anni fa. Dici Portogallo e pensi, da ieri sera, a Ederzito Antonio Macedo Lopez, per tutti semplicemente Eder.

Storicamente tra le migliori d’Europa, la nazionale lusitana ha sempre (o quasi) annoverato tra le proprie fila giocatori di spessore internazionale, dai difensori ai centrocampisti senza dimenticare ovviamente le ali, quasi un marchio di fabbrica della selezione portoghese. L’unica, cronica, lacuna è quella che riguarda il centravanti: dai tempi di Eusebio, trascinatore della squadra arrivata terza ai mondiali inglesi del ’66, il Portogallo non ha mai avuto una punta degna del suo blasone. Il migliore degli ultimi anni è stato Pauleta, top scorer sino all’avvento di Cristiano Ronaldo ma mai troppo convincente, dietro di lui l’ex Fiorentina Nuno Gomes fa compagnia a svariate meteore del calcio europeo degli ultimi tempi, da Helder Postiga a Hugo Almeida passando per Nelson Oliveira, il dimenticato Makukula e, per l’appunto Eder.

29 anni il 22 dicembre, originario della Guinea Bissau, Eder si afferma nel campionato portoghese relativamente tardi, a 26 anni, quando con la maglia del Braga (che lo aveva prelevato dall’Academica) segna 13 gol in 18 gare. Le sue buone prestazioni, inframmezzate da un infortunio che ne limiterà il rendimento nella stagione 2013/14, attirano l’attenzione dell’allora ct del Portogallo Paulo Bento, che lo convoca per i mondiali del 2014 in Brasile. La maledizione del centravanti grava però anche sulla testa del possente attaccante di colore, che sia con Bento che con Fernando Santos non convince appieno e viene impiegato perlopiù a partita in corso per tenere alta la squadra. Con appena 3 reti (la prima contro l’Italia di Conte in amichevole) all’attivo in 26 gare con la nazionale, Eder è consapevole che il suo sarà un Europeo da comprimario, complice il cervellotico 4-1-3-2 di Santos che schiera di punta due esterni veri e propri come Ronaldo e Nani.

Eder subentra a fine partita contro Islanda e Austria nella fase a gironi, e anche in finale il suo ingresso in campo non scalda più di tanto gli animi dei tifosi portoghesi, preoccupati per l’infortunio di Cristiano Ronaldo e per il forcing dei padroni di casa della Francia. Il ragazzotto della Guinea gioca praticamente sempre spalle alla porta, prende calci e conquista fortunosamente un calcio di punizione dal limite che Raphael Guerreiro stampa sulla traversa. Lavoro sporco, da comprimario, fino al minuto 109: Eder prende palla sul centro-sinistra della trequarti francese, di forza e d’ignoranza sposta un brutto cliente come Koscielny per accentrarsi, e d’improvviso scaglia un rasoterra da fuori area che sorprende Lloris, s’insacca nell’angolino basso della porta francese e soprattutto fa esplodere la gioia del popolo lusitano, che vede così ripagato il debito contratto nell’Europeo casalingo, quando l’eroe della serata, Charisteas, giocava dall’altra parte della barricata.

Eder corre all’impazzata verso la panchina portoghese, lo sguardo di chi non ci crede davvero, neanche i compagni che lo inseguono per festeggiare riescono ad abbatterlo e fermare la sua corsa. L’Europeo dei protagonisti inaspettati si conclude in maniera assolutamente degna, col protagonista più improbabile che regala il titolo alla squadra più improbabile, capace di vincere una sola partita nei 90′ delle 7 disputate. Questo gol probabilmente non cambierà il destino di Eder, che dopo una mezza stagione da comparsa allo Swansea sembra aver trovato la sua dimensione nel modesto Lille, al contrario; è Eder stesso ad aver cambiato il destino di un paese intero. E la maledizione del centravanti, almeno per una sera, è storia.

Alex Campanelli
twitter: @Campanelli11