Pasquale Bruno è uno dei giocatori che più ci scalda il cuore, uno di quelli che più rimpiangiamo nel calcio attuale. Un personaggio verace,...

Pasquale Bruno è uno dei giocatori che più ci scalda il cuore, uno di quelli che più rimpiangiamo nel calcio attuale. Un personaggio verace, sincero, genuino. Capace di dire sempre quello che pensava e che non aveva paura di mostrarsi in un certo modo in campo. Pasquale Bruno è sempre stato orgoglioso del suo modo di essere e del suo stile di gioco. Ed è proprio per questo che ci piace parecchio.

Abbiamo raccolto alcune delle sue perle, aneddoti della sua leggendaria carriera e interventi e dichiarazioni rilasciate nella sua nuova veste di commentatore sportivo. Buona lettura, e buon divertimento:

10: Pasquale Bruno e il suo rapporto con Crippa

Non è mai troppo bello farsi dei nemici in campo. Ne sa qualcosa Massimo Crippa, che si è visto rivolgere da Pasquale Bruno parole non proprio dolci. Ma tutto spontaneo e tutto genuino.

Se possedessi un asino come Crippa, non gli darei nemmeno da mangiare, lo lascerei morire di fame!

9: In campo si dice sempre un po’ di tutto

Si sa, quando si scende in campo vale tutto, e le parole spesso volano a ruota libera. Ecco, il problema con Pasqualone nostro era che le parole bisognava comunque misurarle, e stare molto attenti. E, forse, poteva anche non bastare.

In campo mi dicevano di tutto e io mi regolavo di conseguenza.

8: In campo si dice sempre un po’ di tutto – part 2

Si, è vero, in campo a Pasquale Bruno dicevano di tutto, e forse un po’ li capiamo. Il bello è che il nostro eroe era sempre pronto al dialogo e, soprattutto, non aveva problemi a dare ragione ad alcuni dei suoi avversari. E’ per questo che gli vogliamo un bene dell’anima.

In campo mi dicevano di tutto: terrone, africano, ignorante. Sull’ignorante, in effetti, non si sbagliavano.

7: Il mondo del calcio

Attenzione: Pasqualone è un uomo tutto d’un pezzo. E non le manda a dire a certi suoi colleghi che pensano alle cose futili e ai beni materiali.

Tanti miei colleghi pensano solo a soldi, donne, auto e orologi. Credono che Rossana Rossanda sia una caramella, Pil Pot un piatto tipico piemontese e Clinton una pistola…

6: Pasquale Bruno e i tempi che sono cambiati

La marcatura a uomo sta oramai lentamente scomparendo, ma quando c’erano gli stopper attaccati alle caviglie degli avversari era tutto più bello. E decisamente più romantico. Poi, una piccola nota sugli interpreti del calcio moderno, così, toccandola piano.

Io quando giocavo entravo sempre duro e non rinnego niente. Gli arbitri all’epoca si divertivano ad ammonirmi o cacciarmi fuori. La marcatura a uomo rendeva il calcio più sentimentale. Ora che non c’è più non abbiamo più un difensore degno di nota o quasi. Se guardo che in nazionale giocano Ogbonna e Bonucci mi viene da piangere.

5: Mai prendere in giro Pasquale Bruno

Un giorno Marco Van Basten, forse stanco per le tante mazzate ricevute, decide di deridere Bruno. Soltanto l’intercessione di qualche santo permette al Cigno di Utrecht di ritornare a casa con tutte le ossa al loro posto.

Torino-Milan, lo meno per un po’, poi faccio autogol, mi stendo per terra e lui mi viene a ballare a due centimetri. Come accendere una miccia. Fu subito rissa. Per fortuna Capello, allora tecnico del Milan, me lo tolse dalle mani.

4: Il tunnel e l’onore

Il tunnel che conduce al campo non può parlare, ma se potesse, racconterebbe una serie praticamente infinita di episodi, aneddoti, storie. E Pasquale Bruno potrebbe confermare il tutto. Ma c’è un codice d’onore, e quello che succede in quel magico posto deve rimanere lì.

Nel tunnel succede di tutto: spinte, baruffe, provocazioni. Si nominano madri, mogli, sorelle. Però deve finire tutto lì.

3: Il morso di Suarez a Chiellini e la prova tv

Durante gli scorsi Mondiali il morso di Suarez a Chiellini ha fatto parlare parecchio. E ovviamente qualcuno è andato a chiedere un parere a Pasquale Bruno. Che non ha esattamente preso le parti di Chiellini.

Sono cose che succedono in area di rigore. Il calcio è fatto di colpi proibiti. Ecco perché sono contro la prova tv: ci sono dai 4 ai 6 arbitri sul campo, è compito loro vedere quello che succede, quello che sfugge ai loro occhi sono problemi di attaccanti e difensori. Quello che mi ha urtato di più dell’episodio è stato l’atteggiamento da fighetta isterica di Chiellini: uno col suo fisico non può fare scene così. Ha simulato varie volte, si è lamentato tutta la partita. Se fossi stato Suárez gli avrei dato un pugno in faccia, altro che morso.

2: La vendetta è servita

La vendetta è un piatto che va servito freddo. Per tutti, ma non per Pasquale Bruno.

Si giocava al “Delle Alpi”, ero un giocatore del Toro e perdemmo in “Zona Cesarini”, tipo al 91’. Ero furioso per la sconfitta che ritenevo immeritata. Paolo Di Canio mi fece il gesto dell’ombrello e se ne andò. Giurai a me stesso che la prima maglia bianconera che avessi trovato nel tunnel che porta agli spogliatoi, l’avrebbe pagata per tutti. Vidi da distante qualcuno con la casacca a strisce bianconere, mi avvicinai da dietro, lo presi per il collo gli diedi un paio di pugni e uno schiaffone senza sapere chi fosse.

Poi il malcapitato si voltò, era Dino Baggio, con il quale ero stato compagno di squadra e rimasi di sasso ma non mi scusai, talmente ero infervorato. Il martedì successivo mi chiamò Luca Fusi, altro compagno di squadra e grande amico di Dino Baggio, e mi rimproverò per i gesti che avevo compiuto, cercai di negare ma alla fine ammisi il mio errore. Io ero così, molto fumantino come carattere mi si annebbiava la vista per la rabbia. Ovviamente poi tutto si ricompose e chiesi scusa a Dino.

1: L’avvertimento

Pasquale Bruno non bisognava farlo arrabbiare. E, se ti lanciava un avvertimento, bisognava stare attenti a raccoglierlo. Ne sa qualcosa Florin Raducioiu.

7 Febbraio del 1993, diciannovesima giornata del campionato di serie A: scendono in campo Torino e Brescia. Prima di entrare in campo, nel tunnel, Pasquale Bruno si rivolge a Florin Raducioiu: “Guarda che io oggi non ho voglia di correre”. Il rumeno fa finta di niente, visibilmente impaurito, Pasqualone insiste e rincara la dose: ” O ti comporti bene, o mi Incazzo sul serio”.

Raducioiu non ascolta l’avvertimento, e, sul finire del primo tempo, va via in dribbling. Entrata decisa di Bruno, squarcio aperto tra tallone e tibia saturato da 9 punti, 4 mesi di stop per il rumeno.